Qualche giorno fa ho assistito ad un paio di scene che mi hanno colpito. Probabilmente in una ti ritroverai anche tu attore principale.
Ad una festa di compleanno organizzata, l’animatrice dipinge i volti dei bambini: meravigliose farfalle per le femminucce, tricolore sulle guance dei maschietti. Terminato il lavoro artistico, i machietti fanno gruppo, chiedono un pallone e corrono a giocare a calcio.
Caspiterina – penso – cos’è successo? [Conosco i bambini in questione da quattro anni e mai nessuno di loro ha mai mostrato interesse nei confronti dell’oggetto tondo e rimbalzante chiamato pallone]
Un paio di giori dopo, in gita fuoriporta, due gruppi di bambini si incontrano e cominciano a giocare insieme. All’ora della merenda la mamma di uno di loro tira fuori dalla borsa frigorifera dei pacchi di Tronky, di quelli in versione rosso/bianco/verde (noto sul web come #tronkytricolore) e li poggia sul tavolo, accanto ad una boccia di Nutella (confezione rivestita dal tricolore) formato famiglia e alcuni panini. Poi chiama a raccolta i bambini.
Alla vista degli snack, uno dei bimbi ha intonato l’inno d’Italia. Gli altri si sono subito accodati. Vedere gli occhi fieri ed orgogliosi di quegli uomini in miniatura ha commosso molti di noi e in pochi secondi ci siamo ritrovati a far parte di quel coro sentito e partecipato. E come degna conclusione è partito spontaneo l’applauso finale.
Le emozioni di quel momento penso che non le dimenticherò mai: inattese tanto quanto piacevoli. Ma le riflessioni voglio condividerle con te.
Penso sia normale chiedersi perché tutto ciò sia successo: cosa spinge un gruppo di bambini a cantare l’inno solo dopo aver visto i colori della loro bandiera? Il senso di appartenenza, ecco la risposta: una delle leve della psicologia su cui si può contare quando si vuole sfruttare la connessione emotiva tra singolo e gruppo.
Uno dei principi da sfruttare in termini di marketing soprattutto nei periodi di manifestazioni sportive di indiscussa ed indiscutibile importanza, tipo i mondiali di calcio, le olimpiadi o il giro d’Italia (vi ricordate #StorieDalGiro con Rudy Bandiera?).
Ovvio che l’applicazione più immediata ha a che fare con i MUST di queste occasioni: birra, patatine, snack e Nutella su tutti! E di esempi lampanti ce ne sono passati sotto gli occhi (il caso Barilla sopra tutti con le sue immagini su Facebook dedicate alla nostra nazionale).
Ma in vario modo tanti hanno cercato di approfittare del principio:
– supermercati e discount con offerte particolari (vedi il caso Carrefour e gli sconti sulla spesa – che continuano fino alla fine della manifestazione)
– Hair Stylist e Nail Artist con promozioni mirate (spendere tre euro per una ciocca tricolore che scompare nel giro di qualche shampoo è stata una mossa azzeccata, per chi l’ha azzardata)
– B&B e strutture turistiche con sconti e optional imperdibili (una maglietta in perfetto stile “Italia dei Mondiali” con il nome della struttura è un regalo apprezzato e soprattutto pubblicità gratuita).
Insomma si è dato il via libera alla fantasia e nonostante il periodo non sia dei più felici per la nostra economia, in pochi hanno resistito alla tentazione di “fare gruppo”. E il senso di appartenenza ti permette di focalizzare l’attenzione su ciò che ti accomuna agli altri, ti mette nelle condizioni di accettare e valorizzare gli altri, ti allontana dalla tentazione dei giudizi facili, ti rende più sociale spingendoti al contatto umano.
A me l’idea di creare ogni giorno nuove occasioni per soddisfare il senso di appartenenza sembra un’idea che potrebbe essere utile. E tu che ne dici?