Il tuo pubblico.
Quando leggo queste parole, mi si gela il sangue nelle vene. Mi immagino un palco, un relatore (tu!) e una platea affollata di individui rumorosi, che ridono, che applaudono, che bisbigliano, che fischiano, che approvano o disapprovano. E che qualunque sia la loro reazione, alla fine, si alzano e se ne vanno.
E tu ritorni dietro le quinte e vorresti poter parlare con ognuno di loro per sapere esattamente ciò che pensano, se sei stato chiaro, esaustivo, divertente, utile o meno. Ma non puoi farlo. Non puoi parlare con nessuno. E forse non saprai mai cosa hai lasciato di te in quelle persone.
Ma per fortuna, tu non sei un cantante, né un attore, né un presentatore. Quindi non hai un pubblico: consumatore di informazioni e niente di più.
Tu sei il barista del web, hai una comunità (non di recupero!), una community, cioè un insieme di persone dotate di parola e capacità di scrivere che vogliono interagire con te, vogliono dirti come la pensano esattamente, vogliono farti conoscere le loro idee, i loro sentimenti, le loro esperienze, le loro emozioni: vogliono creare un rapporto con te, proprio come nella vita reale.
Sai che il marketing si basa sulla fiducia e che questa è figlia di continue e costanti interazioni personali. Il marketing è comunicazione, non a senso unico (come nel caso del pubblico, visto come un “numero di fan/follower/seguaci” e in termini di “consumatori”), ma una two-ways communication, un vero e proprio dialogo con le persone che non sono numeri né metriche.
E la “tua” community parte da loro, da ogni singola persona con cui crei una relazione a tu per tu, reale e sincera. E con la tua comunità non hai bisogno di pubblicare i tuoi contenuti o di attivare l’autorisponditore alle email, perché non hanno bisogno di apparenza e finti buonismi: vogliono sincerità, vogliono sostanza.
Insomma, le cose cambiano quando cominci a guardare il sistema come un’opportunità di networking e non come un canale di distribuzione: l’eccesso di informazioni e la tempesta di nozioni si combattono in modo semplice con l’indifferenza; conversazioni, dialoghi e rapporti umani invece.. rimangono parte di noi.
E Veronica Gentili ha riassunto egregiamente questo concetto in un suo status su Facebook che non può non trovarmi d’accordo!
La verità inconfutabile è che blog e social media non servono a fare marketing e vendere, sono strumenti che servono a ridurre le distanze tra le persone.
E le distanze le riduci conoscendo e parlando con le persone, scoprendole, ascoltandole, facendole divertire e diventando un porto sicuro in cui approdare per sentirsi a casa.
Ma questo è possibile se gestisci la situazione con personalità, la tua personalità, che è ciò che ti rende davvero diverso dagli altri, che ti rende umano.
E come dice Riccardo Scandellari in Visibilità, reputazione, rischi e opportunità:
[…] per ottenere la VERA visibilità sarà opportuno assumersi dei rischi, perché per farvi notare nel caos informativo dove chiunque scrive qualsiasi cosa, dovrete essere unici e sperimentali: stupire, confondere, sedurre e prendere posizioni scomode. Essere straordinari comporta un rischio alla vostra reputazione, rischio che va calcolato e affrontato […]
tenendo sempre a mente che “Dobbiamo essere disponibili, NON a disposizione” come dice Rudy Bandiera.
Dimentica per un attimo tutte i discorsi, gli articoli e i post in cui hai letto di identificare, conoscere e scrivere per il tuo pubblico, e farti trovare nei luoghi social in cui è più presente. Focalizza la tua attenzione su come i Brand vivono la loro presenza social (escludendo pochi eletti!). E adesso dimmi: quanti secondo te vivono in un canale di distribuzione e quanti stanno davvero facendo networking?
1 Comment
Ciao Federico, ti ringrazio di avermi comunque dedicato parte del tuo tempo.
Mi spiace che ti sia sembrato una sequenza di citazioni. Mi spiace di non essere riuscita a spiegare meglio la mia personale riflessione. Ma l’indicizzazione proprio.. No, non l’avevo considerata! [semi cit.]
Perché dici che così com’è scritto possa influire sulla visibilità su Google?