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In principio erano il B2B e il B2C: due modelli di marketing che si basavano sui concetti di domanda e offerta. E tutto era semplice, come bere un bicchier d’acqua. Un’azienda produceva qualcosa, la immetteva sul mercato, la pubblicizzava sui canali di comunicazione standard, i clienti acquistavano. E tutti vivevano felici e contenti.
Poi il web, l’abbattimento dei limiti geografici, la conoscenza a portata di click hanno cambiato le cose: è nato il C2B. Le aziende sono diventate cliente-centriche. Il marketing che ruotava attorno ai Brand e ai prodotti e servizi che volevano vendere, non esiste più. Il centro del potere si è spostato verso i clienti, sempre più forti in tema di libertà decisionale.
Oggi i clienti sono confusi perché tempestati dalle “storie” dei prodotti, inondati di messaggi personalizzati – su ogni canale di comunicazione disponibile – con i complimenti per la scelta effettuata, con l’invito a visitare il sito e le altre offerte selezionate per lui, con un codice sconto valido per il prossimo acquisto.
Se sei un Brand e riconosci in te questi comportamenti (ossessivi nei confronti del cliente), prova a fermarti e pensare: se tu fossi il cliente in questione, come ti sentiresti? E tieni in considerazione che i tuoi clienti non acquistano solo da te.. quindi di messaggi e attenzioni ne ricevono in quantità multipla.
Aggiungi a questo eccesso di attenzioni, un problema che tutti i clienti vivono in prima persona ogni giorno: l’impossibilità di comunicare con i Brand. Paradossalmente, maggiore è il numero di canali di comunicazione su cui un Brand è presente, minore è la capacità di risolvere un problema in tempi brevi e in modo definitivo, con la massima soddisfazione del cliente.
Insomma il marketing tradizionale e quello social viaggiano ancora su binari paralleli, ognuno verso il suo obiettivo, senza curarsi l’uno dell’altro. Invece dovrebbero lavorare in simbiosi per curare ogni singola conversazione, ogni esperienza personale e trasformarle in un beneficio globale.
Ma un Brand ha emozione e sentimento? No, i Brand no, ma le persone (che lo compongono) si. E le persone hanno voglia di essere comprese, di emozionarsi, di sentirsi parte di un gruppo.
[tweetthis remove_twitter_handles=”true” remove_hidden_hashtags=”true”]Lose yourself in the service of Others[/tweetthis]
E questo è possibile solo attraverso una comunicazione semplice, genuina, umile, con alti e bassi: da persona a persona, da umano a umano (from human to human). E questo deve fare il marketing: spogliare la comunicazione della complessità e parlare la lingua del pubblico. E questo devono fare i Brand: creare relazioni e dialoghi tra persone, impostare rapporti uno-a-uno con i loro clienti, educare, insegnare, istruire. Non solo vendere.
E tu hai già avuto esperienze di marketing H2H? E ti sei sentito soddisfatto o sopraffatto dalla comunicazione?
2 Comments
Grazie Cinzia per questo tuo “da persona a persona” che spesso dimentichiamo.
Sì, credo anche io che creare relazioni sia la forza di un brand. Dietro a questo ci sono persone che dovrebbero impegnarsi a promuovere e sostenere una semplice idea come questa. Così semplice da scordarla e scegliere la comunicazione aggressiva e il bombardamento continuo. Azioni da cui come consumatore sono in fuga perenne. Ormai non rispondo neanche al telefono non appena vedo chiamata da fuori area etc: so che è l’ennesima offerta dell’operatore di turno cui ho già detto almeno 20 NO negli ultimi tre mesi. Questo è marketing o persecuzione?
Hai ragione @gloriavanni:disqus: è persecuzione! Secondo me il problema nasce dalla visione complessa delle cose: il cliente deve essere al centro delle attenzioni, ma questo non si può (e non si deve) tradurre in un eccesso.. o si rischia di asfissiarlo!
E’ come nei rapporti: la troppa possessività fa male, fa fuggire l’altro invece di tenerlo vicino a noi. Ci vuole la giusta misura e soprattutto mai calpestare la libertà altrui: come con i bambini, bisogna dare loro la possibilità di sbagliare per far comprendere i propri limiti e come funziona il mondo. I clienti possono anche “tradire” un Brand, servendosi da un Competitor, ma come con il figliol prodigo bisogna essere pronti a festeggiare il suo ritorno! 😉