Riconoscevo il rombo del motore diversi secondi prima che arrivasse davanti al portone. L’avrei riconosciuto tra mille: era simile a tanti altri, ma aveva quel “non so che” che il mio orecchio captava a tutte le frequenze.
Appena lo sentivo, mi precipitavo giù in strada e non riuscivo a trattenere l’emozione e appena faceva il suo ingresso nel vicolo: saltellavo come una scolaretta al suo primo giorno di scuola.
Quando lo sportello si chiudeva alle mie spalle, era tutto un susseguirsi di sorrisi e lampi di gioia che illuminavano i nostri occhi. Poi, ognuno in posizione e la partenza: composta ed elegante.
Ma appena fuori dal vicolo, lontani da occhi indiscreti, lui frenava, metteva a folle e tirava il freno a mano. Poi con voce suadente, sorriso invitante e tendendomi la mano mi diceva: “Vuoi…?”. Non aspettavo altro: in due rapide mosse ero già sulle sue ginocchia. Era il nostro momento magico.
I piedi penzolavano, le mani stringevano il volante tanto forte da cambiare colore e la mia espressione sorridente era facile da confondere con una paresi facciale.
“Pronta?”
“Prontissima!”
A quel punto mio padre ingranava la prima, toglieva il freno a mano e lasciava andare piano la frizione: stavo guidando!
O almeno così credevo. Ma tanto mi bastava per essere felice. Il fatto che fossero i suoi piedi a muovere i pedali con destrezza e le sue mani a cambiare le marce nel momento giusto, non incrinava la mia felicità. Per l’esperienza, l’altezza e la conoscenza che avevo delle auto a quei tempi, ero io a guidare.
E il ricordo di quei momenti magici mi accompagnerà per tutta la vita: sono fotogrammi che danno valore alla mia relazione con mio padre e alle mie esperienze di vita con lui.
Oggi, ogni (personal) brand cerca di creare questi momenti magici con i suoi clienti: e tutta la partita si gioca sulla capacità di stupire, sull’anticipazione dei bisogni e sull’illusione di essere i piloti. Perché chi guida decide la direzione, la durata e le tempistiche del viaggio.
E nonostante sia esplosa l’era digitale e la vita virtuale viaggi in parallelo a quella reale, la verità è che tutto parte e si realizza grazie al rapporto personale che si riesce ad instaurare con le persone e nella capacità di creare momenti magici, fotogrammi di felicità e benessere che difficilmente potranno essere dimenticati e che garantiranno al brand un posto sicuro nel cuore delle persone.
Google ci ha ormai abituato ai micro momenti (ho già parlato del cosa sono e perché sono importanti nel marketing), ma quello che intendo va oltre. Non parlo infatti di interesse nei confronti di un prodotto o benefici che se ne possono trarre o interazioni via sito o email o di buona integrazione del messaggio aziendale.
Il momento magico da creare e perseguire è qualcosa di intangibile, è parte di un disegno più grande che non si ferma alla vendita di un prodotto o alla fidelizzazione a punti e non si esaurisce con la buona educazione alla base dei rapporti umani.
È quel “di più” tanto caro a Rachele Zinzocchi che si chiama Social Care.
Il principio del “ti gestisco ma non ti assisto” è esattamente il contrario di ciò che i clienti vogliono. Vogliono l’illusione di essere gli unici piloti, come i bambini, ma vogliono anche sentirsi protetti e sicuri, vogliono una presenza su cui sapere di poter contare in caso di necessità: una presenza pronta ad intervenire sul volante per riportare l’auto sulla retta via.
Chi guida decide la direzione, la durata e le tempistiche del viaggio. L’ho già scritto. Lo sappiamo. Come sappiamo che a guidare in realtà non è il cliente, ma il brand: il concetto di marketing cliente-centrico non è da intendersi come uno lungo monologo teatrale, come non ha nulla a che fare con l’evergreen “il cliente ha sempre ragione” o si rischia che il cliente diventi un bambino viziato, petulante ed arrogante. E con un bambino così, hai serie difficoltà ad essere un genitore sereno, soddisfatto e sorridente.
Assisti, aiuta, sii disponibile, crea rapporti sinceri e conversa amabilmente con i tuoi clienti, proprio come un buon pater familias fa con i suoi bambini. E di momenti magici ne avrai un numero spropositato!
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