Photocredit: cinziadimartino.it
Una notizia che da poche ore ha destabilizzato freelance, blogger e brand in tutto il mondo è che la faccina dell’autore (e i relativi follower su GooglePlus) scompare dai risultati di ricerca di Google.
Il perché (tecnico) è presto spiegato: da un lato si punta sul crescente numero di utenti che si connettono via mobile (e si sa su mobile le cose semplici – testo nero su sfondo bianco – sono sempre le più apprezzate), dall’altro si punta il dito sui numeri (pare che su larga scala i risultati con e senza faccina non abbiano ottenuto differenze di click così eclatanti).
E quindi? Di fatto possiamo solo prendere atto della decisione delle alte sfere senza poter modificare nulla. Ma una cosa possiamo farla: possiamo riflettere e farci un’idea di cosa questo ennesimo cambio di carte in tavola possa significare e di come possa influire sulle nostre vite (parlo per personal brand, freelance, blogger et similia).
Quando l’Authorship fece il suo ingresso nel mondo del web, fu subito una lotta contro il tempo a scattare una foto decente, configurare il configurabile e sfruttare GooglePlus per incrementare il numero di visualizzazioni e follower.
Traduzione: quando il concime chimico fece il suo ingresso sul mercato, i contadini più informati (capendone l’utilità) corsero ad acquistarlo ed utilizzarlo nei loro campi. Il risultato dell’utilizzo fu immediato: grandi fragole rosse cominciarono a riempire i loro campi. E grazie al nuovo concime, le fragole sono cresciute sempre di più, sempre più rosse e sempre più belle a vedersi.
Man mano che l’Authorship è stata conosciuta e configurata dalla maggior parte degli utenti web interessati, abbiamo assistito al palesarsi della voglia (egocentrica) dell’esserci sempre e comunque, con pubblicazioni costanti, di qualità (non sempre), puntando su immagini eclatanti per attirare l’attenzione. Gli articoli su “come creare il post ideale” si sono moltiplicati come i pani e i pesci. Si è parlato molto anche di psicologia e semantica, dimenticando la vita reale e puntando su quella virtuale.
Traduzione: quando il concime chimico è stato acquistato ed utilizzato da tutti i contadini, ci siamo ritrovati con i mercati pieni di fragole: grandi, belle e rosse ma… senza alcun gusto. Fragole OMG e niente di più. I produttori di concime si sono accorti che la richiesta d’acquisto per le fragole c’è a prescindere dalla loro apparenza pomposa e per questo hanno fatto una scelta “etica”: rispettare la natura e il naturale svolgersi dei cicli di crescita delle fragole.
L’Authorship non è (mai stato, né mai sarà) determinante per il successo di un (personal) brand. Come dice Eli Fennell:
Hai mai visto la foto di Stephen King nelle sue copertine? Eppure ha venduto lo stesso i suoi libri.
L’Authorship è servita a far gongolare il tuo Ego, ma se vai a dare un’occhiata ai dati su Analitycs ti accorgerai che l’altalena del traffico è più legata ai canali social e alla tua presenza in essi e alla condivisione dei tuoi contenuti da parte di ALTRE PERSONE (Google non si è prenderebbe mai la briga di condividerli).
Morale della storia: troveremo sempre sul mercato fragole grandi, belle e rosse, ma che sanno davvero di fragola e che vale la pena mangiare ad occhi chiusi deliziando i nostri sensi. Ma per vendere le nostre fragole, dovremo comunque entrare e rimanere in contatto con le persone, curare la nostra reputazione, mantenere alta la nostra credibilità, ampliare la nostra autorevolezza. Tutto il resto verrà da sé.
Queste le mie riflessioni sull’argomento. Quali sono le tue? Parliamone nei commenti, ma prima…. Have Fun & Share It 😉
5 Comments
Come ho commentato nel post di Valerio su G+, a me non fa né caldo né freddo. Anzi, credo sia anche meglio. Non ho mai visto le faccette su tutti i risultati, quindi tanto meglio così.