Come migliorare la brand reputation sui social media

Come migliorare la brand reputation sui social media

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Migliorare la brand reputation attraverso i social media è l’obiettivo quotidiano di molti. Ed è un processo lento e incessante, ma di sicuro successo!

Come migliorare la brand reputation sui social media

Photocredit: flickr.com/photos/depone/

Ai tempi in cui ero piccola si raccontava in giro una storia: non ho mai capito se fosse una leggenda metropolitana, una triste realtà o la rivisitazione personale delle prime informazioni di marketing a disposizione del pubblico.

La storia raccontava che in prossimità di alcuni gommisti (all’incirca nel raggio di cinquecento metri) “stranamente” si trovassero dei chiodi sparsi sull’asfalto.

Altrettanto “stranamente”, mentre il malcapitato di turno si trovava bestemmiante alla vista di una ruota a terra, veniva avvicinato da qualche autoctono che chiedeva nell’ordine se si fosse fatto male qualcuno, se si avesse bisogno di un bicchiere d’acqua e se si avessero impegni imminenti.

Tra un vaneggiamento sulla fatalità della vita e un ringraziamento al Supremo che nulla di grave fosse successo, l’autoctono assumeva poi il ruolo del colpevolizzatore prima – “Deve essere caduto al camioncino del carpentiere che ha sbandato stamattina” – e del motivatore (degno di un premio Oscar): “Su, ormai è successo.. Non vorrà mica fare tardi al suo appuntamento? Alla fin fine è solo una gomma a terra. Se non ci fosse la salita di mezzo, potrebbe anche andare a piedi e preoccuparsi della ruota con comodo, in un altro momento”.

[.. pausa di silenzio..  sguardo vago e casuale.. sorriso e dito indicatore attivato.. ]

“Ma che stupido sono! C’è Antonio, qui a 200 metri.. è un gommista: è bravo e disponibile, la aiuterà di sicuro. Ed è veloce.. e non è per niente caro.”

A questo punto del racconto potete ben immaginare che il malcapitato vede Antonio, il gommista, come la soluzione a tutti i suoi problemi, senza alcun dubbio: è a due passi, è veloce e non costa tanto. Chi se ne frega della ruota a terra: l’importante è che si risolva il problema e che la giornata possa continuare.

[Tweet “You’re either part of the solution or you’re part of the problem.”]

Non c’è dubbio che l’operato di Antonio sia da condannare, ma la tecnica utilizzata per manipolare gli eventi a suo favore può decisamente essere rivisitata in versione soft per i social media.

Antonio ha migliorato la sua brand reputation sfruttando il suo essere parte di un problema e di una soluzione: sollevando (o per meglio dire procurando) il problema ai clienti e risolvendolo tempestivamente, con professionalità e competenza.

La tecnica del creare e risolvere un problema ai (potenziali) clienti si può applicare anche ai social media, usando immagini o brevi video o un semplice testo: ognuno è libero di usare il mezzo che preferisce.

Cercando di ragionare in termini di vendite reali mi sono venuti in mente alcuni esempi pratici (utilizzabili a livello locale) che voglio condividere con te.. purché tu mi prometta di farmi sapere cosa ne pensi 😉

  • Hai una pasticceria? Hai mai pensato a quante donne, mamme e lavoratrici, piacerebbe avere il tempo di fare una torta per la merenda dei loro bambini, ma hanno a malapena il tempo di fare la crema per la farcitura? Risolvi il loro problema!
    [Il pan di spagna che si compra al supermercato non è buono come quello di una pasticceria rinomata come la tua. Fidati: funzionerà!]
  • Hai un negozio di complementi d’arredo handmade? Sai quante stoffe colorate potresti ricevere gratuitamente dando vita ad un processo di scambio e liberando le persone da quintali di roba “inutile” in casa? Ogni tot metri di stoffa ricevuti, potresti regalare un oggetto a scelta tra quelli che decidi di mettere in palio o uno sconto sull’acquisto di un oggetto.
    [Ovviamente è solo un embrione: i dettagli della “rottamazione” li definisci tu. E nel frattempo hai modo di creare movimento all’interno del tuo negozio e prendere nuovi contatti.. che non mi sembra poco]
  • Hai una ludoteca/struttura educativa privata? Bottiglie di plastica, vecchi giornali e riviste sono spazzatura da buttare per le mamme, per un asilo/ludoteca diventano invece materiali di riciclo creativo da manipolare e trasformare grazie alla fantasia dei bambini.
    [Organizzare una raccolta di materiale da poter riutilizzare in qualche evento pomeridiano diventa un’occasione per avvicinare nuove persone alla tua struttura  e a rendere un servizio utile alla comunità]

 

Di esempi simili è piena la tua creatività: solo tu sai conosci esattamente quali problemi reali e quotidiani puoi risolvere con la tua professionalità.. Dai libero sfogo alla tua fantasia: it’s time to rethink everything. Adesso!

 

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Cinzia Di Martino
Cinzia Di Martino
Mi definiscono (e mi definisco) una persona positiva, propositiva, decisa e ottimista (e anche chiacchierona). Sono laureata in informatica, ma ho una passione spropositata per blog, social media, marketing e web design.

11 Comments

  1. monica moretti ha detto:

    Quelle che hai detto sono le basi del marketing moderno, se una volta bastava la pubblicità nuda e cruda martellata sui media, oggi dobbiamo inventarci quel qualcosa che ci rende speciali agli occhi del pubblico. Non è facile ma ascoltare il cliente e andare incontro alle sue esigenze rimane la base di una buona campagna marketing, il cliente deve sentirsi coccolato. Non a caso i servizi spesso sono la chiave per vendere di più. Ci affidiamo, a parità di prodotto, a chi ci da un buon servizio di assistenza, con consegna veloce e montaggio in loco, ci sentiamo serviti e riveriti e ci piace un casino. Qualche consiglio per aumentare la vendita di benne miscelatrici ? 😀

    • cinziadm ha detto:

      Grazie Monica 🙂
      In questo caso direi che il gommista è andato oltre l’essere utile e non ha coccolato il cliente: ha fatto in modo di avere la soluzione pronta quando un cliente ha avuto un problema specifico.
      Premetto che imparo oggi cosa sono le benne miscelatrici, mi sembrano utili quando la quantità di cemento è limitata.. ma ho anche letto che possono dare problemi di ribaltamento con conseguente aumento degli incidenti sul lavoro.

      Non saprei come vendere le benne (i clienti sono molto ristretti e out of social – mi pare), ma penso si possa portare avanti il discorso sicurezza (in termini di abbigliamento)..
      Ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente ^_^ Può esserti utile?

      • monica moretti ha detto:

        Grandissima Cinzia 😀
        ma ti sei fatta una cultura in benne ! Brava, è un settore un po’ di nicchia ma il mio lavoro sui social, cominciato 2 anni fa, sta dando i suoi frutti, soprattutto all’estero dove M3 (la ditta dove lavoro) era praticamente sconosciuta. Credimi se ti dico che i dispositivi di sicurezza ci sono, spesso vengono rimossi per comodità, e molto stupidamente aggiungo io, dall’operaio stesso. Purtroppo non c’è abbigliamento che tenga in caso di ribaltamento e quindi di schiacciamento dell’operatore 🙁 Grazie comunque per l’idea 😉

        • cinziadm ha detto:

          o.O schiacciamento?! Devo dire allora che la mia infarinatura immediata è stata troppo poca.. dovrò informarmi di più sull’argomento! ^_^
          Se dovesse venirmi qualcosa in mente, ti faccio un fischio 😉

  2. Ciro Marandola ha detto:

    Sono abituato a parlare molto con il cliente, in modo da trovare sempre soluzioni di qualsiasi genere alle sue esigenze. Non sono mai tirato sulla consulenza, cerco sempre di far innamorare il cliente del prodotto finale..come?

    Facendogli vedere realmente come funziona, rendendolo partecipe e cercando di parlargli nel modo più semplice possibile senza essere troppo tecnico. Fin’ora è stata una tecnica vincente.

  3. Mario Palmieri ha detto:

    Basterebbe guardarsi intorno e capire i problemi che le persone tentano di risolvere ogni giorno, ma purtroppo molti brand, impegnati come sono a far soldi, dimenticano di risolvere i problemi della gente, dimenticando quindi di far soldi.

    Lo so, il gioco di parole è un po’ complesso (un po’ molto), ma è mezzanotte e sono stanco… complimenti per il post, Cinzia! E poi la frase è da twittare… e di corsa!

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