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Tempo di Natale. Tempo di pubblicità.
E se scrivo “Vorrei cantare insieme a voi, in magica armonia…” sono certa che nella tua mente si materializza un gruppo di persone, con delle candele accese in mano, sedute a formare un albero di Natale. E stranamente ti è venuta una gran sete e vorresti la bibita più bollicinata e sgrassante al mondo.
Una pubblicità che ha fatto storia. Una pubblicità identica in ogni paese, se non fosse per la traduzione del testo. Una pubblicità che univa, ruotando ai concetti base del Natale: comunione, unione e famiglia. Concetti universalmente riconosciuti, a prescindere dal credo religioso e dall’appartenenza politica e dal paese d’origine.
Risultato della campagna: viralità grazie alla canzoncina memorizzata e riutilizzata da tutti. Il nuovo modo di fare gli auguri di Natale.
E questo è solo un esempio, il primo che mi è venuto in mente (segno inequivocabile del ricordo delle sensazioni piacevoli legate a quella visione).
Tempo di Natale. Tempo di pubblicità. Trenta anni dopo.
La pubblicità corre sul web. E mentre in Italia impazza il video (di un gestore telefonico) popolato di pinguini e improponibili psudo ballerini festanti a presentare la nuova offerta del momento, dall’altra parte del mondo (lo stesso gestore telefonico) presenta un video in stile film, zeppo di effetti speciali e costruito a regola d’arte, con lo scopo di fare storytelling puro. Obiettivo pienamente raggiunto.
Alcuni esperti sul web notano la differenza (grazie a YouTube è sufficiente fare una ricerca del Brand per trovare le pubblicità presentate in ogni periodo in tutto il mondo) e si chiedono il perché della scelta differente. I più acuti e coraggiosi rispondono pure: ci credono un popolo di superficiali. Ed è (quasi) evidente che sia così.
Ci si chiede come si possano presentare pubblicità così diverse e soprattutto perché. Dove sono finiti i valori e i concetti universali legati al Natale? Scomparsi nel nulla? No, semplicemente modificati in base ai territori di provenienza e agli usi e costumi degli utenti.
Lo stesso atteggiamento da parte dei Brand lo stai vedendo in ogni dove, applicato ai social media in particolare.
Si era partiti dalla concezione che il marketing ha le sue regole e che nei social media, cambiavano gli strumenti, ma il succo del discorso non cambiava molto. E siccome noi (italiani) siamo fantasisti, creativi ed artisti, dopo aver preso spunto dagli americani abbiamo capito che in Italia molte cose non potevano funzionare: perché la mentalità non è americana.
Dagli USA suggeriscono di utilizzare le frasi incomplete per creare conversazione con gli utenti. In Italia, ammesso e non concesso di ricevere commenti, sarebbero dediti al come interpretare il post.
Negli USA l’invidia (se esiste) non traspare sui social: tutti condividono tutto ciò che ritengono interessante ed utile, senza se e senza ma. In Italia lo si fa con un occhio di riguardo per gli “amici” e senza degnare troppo i competitor (soprattutto in caso di successo delle pubblicazioni).
Oltre oceano, si fanno hangout con persone in vestaglia da camera (giuro, ne ho visto uno di Ileana …) e con il bagno sullo sfondo. In Italia, quei pochi che ci sono arrivati, sono comunque legati ad un minimo di eleganza oltre che di professionalità.
Su Twitter consigliano tutti di creare conversazioni ringraziando singolarmente i retweet e le condivisioni, ma poi in America non è una pratica così assidua e i risultati o la credibilità non per questo ne risentono. Da noi invece.. ognuno ha personalizzato la sua presenza con tweet e retweet di ringraziamento e di domande che spesso rimangono senza risposta e si perdono nel web.
Per non parlare del fatto che si parla spesso di contest, utilissimi per interagire e creare interesse. Peccato che in Italia (come sappiamo) dalla teoria alla pratica ne passi di acqua sotto i ponti.
[Tweet “Ogni popolo ha la sua personale percezione dei social, soprattutto quando si parla di marketing.”]
Ogni popolo è sensibile a determinate leve psicologiche: c’è chi per agire ha bisogno di essere punto sul vivo (e sapere che la figlia della dirimpettaia ha acquistato il prodotto X è un’ottima puntura!), c’è chi invece ha bisogno di ricevere un regalino per poter parlar bene della tua attività, chi invece crede alla logica degli sconti e chi a quella del riconoscimento sociale.
E siccome nessuno conosce il tuo pubblico meglio di te, non prendere per oro colato tutto ciò che leggi in giro per il web (soprattutto se proveniente da oltreoceano): conosci e comprendi il tuo pubblico, impara a carpire i suoi bisogni più profondi prima ancora che se ne sia reso conto, stupiscilo con offerte personalizzate e soluzioni su misura.
Le parole possono sembrare sempre le stesse, trite e ritrite. E forse lo sono. Ma ciò che conta è la presa di coscienza: non esiste un unico marketing universale, ma tante sfaccettature territoriali. E solo conoscendo il tuo territorio puoi far breccia nel cuore del tuo pubblico e tenerlo legato a te.
E tu hai già studiato il tuo territorio o secondo te tutto il mondo è paese? Have Fun & Share It 😉