Io non abito proprio in centro. E non posso parlare di periferia, dato che non abito a New York. In auto, in condizioni ottimali, riesco a passare da una parte all’altra della città in una decina di minuti.
Ma io sono del luogo, conosco le strade, so dove devo andare e, se anche non lo sapessi, mi basterebbe chiedere un’informazione ad un passante e risolverei il problema in un paio di minuti al massimo.
Ma supponiamo che io sia in vacanza in auto in un’altra città, in un altro paese, dove parlano una lingua diversa dalla mia e dove la lingua universale (non quella dei baci, ma l’inglese!) non sia compresa ai più per ragioni varie ed eventuali.
Supponiamo che io sia alla ricerca di uno specifico edificio (ad esempio, la struttura turistica in cui devo andare a riposare le mie stanche membra) e che non mi funzioni il GPS, il TomTom, il navigatore satellitare in auto, lo smartphone sia scarico e abbia solo un’email stampata con la comunicazione di conferma della mia prenotazione. Come faccio a raggiungere la mia meta?
Te lo dico io: come hanno sempre fatto gli uomini nei millenni precedenti. Mostrando il pezzo di carta in mio possesso, tra gesti e schizzi di mappe stradali, pezzo dopo pezzo, potrei essere in grado di arrivare a destinazione. Non mi servono numeri di telefono, non mi servono indirizzi email, non mi servono nomi e cognomi di responsabili, non mi servono prezzi o arredamenti delle camere.. mi serve solo ed esclusivamente un indirizzo. Una via. Un numero civico. Niente di più, niente di meno.
Con questa breve informazione, fondamentale, sarò in grado di raggiungere il mio obiettivo anche se la popolazione autoctona dovesse esprimersi solo in sanscrito antico e le strade fossero dei sentieri nella Foresta Nera.
Lo so, stai pensando di essere sbarcato alla fiera delle ovvietà. Non sto scrivendo nulla di innovativo. Sto cianciando di norme talmente radicate nel nostro DNA che ti sembro addirittura noiosa. Hai ragione. O meglio la avresti, se vivessimo in un mondo normale, non perfetto: normale!
Ma a quanto pare il concetto di ovvietà non è uguale per tutti. Altrimenti non sarebbe successo che una coppia di francesi, sulla sessantina circa, in vacanza culturale nella mia città, con lo smartphone scarico e il navigatore satellitare con le mappe aggiornate ai tempi di Re Artù, si ritrovasse sotto casa mia (che proprio di strada non è) alla disperata ricerca dell’hotel prenotato, con l’email stampata ormai strapazzata dal fastidio, dal logorante senso di impotenza, dall’impossibilità comunicativa.
E sai perché? Perché l’hotel in questione ha pensato di gestire male e in modo incompleto il suo Brand, senza dare peso al business, né al turismo, puntando tutto sul suo personale concetto di territorialità.
[Tweet “”In zona ci conoscono tutti” non è una strategia: è pressapochismo e inettitudine. #sapevatelo.”]
Se nelle tue email non inserisci l’indirizzo e il numero di telefono della tua struttura, crei un disservizio. E anche fastidio, molto fastidio. Perché non metti in condizione i tuoi pubblicitari per eccellenza di fare l’ottimo lavoro che potrebbero fare, pagandoti per giunta! Ma è evidente che tu, struttura turistica che vivi di territorialità, queste cose non le sai o fai finta di non saperle.
E così, sebbene ci siano tre o addirittura quattro stelline ad illuminarti la via, la vita e la verità, il tuo destino è bello che segnato: e lo hai disegnato proprio tu.
Inutile quindi venire a piangere sul latte versato e sperare di risolvere la situazione con una presenza sui social, mero riflesso dell’apparenza di facciata.
Ciò che ti serve davvero è renderti conto che il mondo va oltre le tue porte scorrevoli, i tuoi parquet di (finto) mogano e le tue finiture sfarzose.
Ciò che ti serve davvero è la cura del cliente: dall’approccio, all’arrivo, al primo incontro, ai flirt, alla partenza. La certezza di essere per i tuoi clienti l’amante perfetto, che cura i dettagli e non lascia nulla al caso: questo è ciò che ti serve. Davvero. Credimi.
ps. Siccome non è giusto fare di tutta l’erba un fascio, è bene che tu legga anche quali sono gli esempi da imitare indicati da Riccardo Scandellari